Recensione del libro “Le mie Pagliuzze” di Dora Buonfino

Pubblichiamo la recensione di questo romanzo:

“Le mie pagliuzze”, di Dora Bonfino (Le Parche edizioni, 2017) è la dolorosa storia di un abuso sessuale, narrato con la voce e con gli occhi di chi l’ha subito in prima persona.
E’ un racconto semplice, asciutto, essenziale, che apre la porta e permette di entrare in quei luoghi oscuri dove accadono cose di cui è proibito parlare. Non si può parlare degli abusi che accadono nel buio e nel silenzio delle case e si consumano senza violenza, perché si fondano su una relazione di fiducia e vicinanza tra un adulto e un bambino… come quella tra Dora e suo zio Vincenzo. L’attenzione e l’affetto che lo zio riserva alla nipote, e che Dora non riceve dai suoi genitori, rende questa relazione speciale e crea il terreno su cui si innesta il processo di seduzione dell’abuso, incorniciato dal patto della segretezza. Comincia così l’inferno di Dora, in un sonnellino pomeridiano dei suoi 5 anni, che segna la perdita definitiva della sua infanzia. Colpisce, come in tante di queste storie, la solitudine della bambina, contornata da adulti che non vedono. I professionisti per primi: le maestre, che notano un improvviso calo di rendimento, i medici che vedono un aumento importante di peso, una mano ferita da un pugno ad una finestra…e nessuno che parla, che chiede, che prova a capire perché….
E poi c’è la cecità che pesa di più, quella dei genitori, quella della mamma, che anche davanti alla rivelazione della bambina non le crede, arroccata e chiusa nelle sue difese, distante anni luce.
Dora cresce all’interno della sua gabbia, piena di vergogna, di impotenza, di rassegnazione, ospite di un mondo percepito come ostile dove non potrà che rimettere in atto la vittimizzazione che ha precocemente sperimentato, fino a quando il processo di scrittura del libro, attivando una sorta di dialogo interno, dalla valenza autoterapeutica, le permetterà di dare parole all’indicibile e di condividere il peso sostenuto in solitudine per tanti anni.

(Recensione di Monica Micheli)